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Violenza sulle donne, dramma dei nostri tempi

La dott.ssa Francesca Ramazzotti del Comune di Cremona e la Dott.ssa Sonia Bernardi della Polizia Locale di Cremona, hanno approfondito il tema. Ancora tanto da fare ma la consapevolezza di poter avere giustizia è la speranza di tante donne che cercano tutela.

Giovedì 1 dicembre il nostro Rotary si è dedicato a conoscere il tema della violenza sulle donne, tema tragico e, purtroppo, di grande attualità. A parlarne è stata anzitutto la dott. Francesca Ramazzotti, in servizio presso il settore delle Politiche Sociali del Comune di Cremona, con particolare riferimento alle violenzapari opportunità e alla inclusione sociale. Il tema della violenza alle donne è infatti affidato al servizio delle pari opportunità. La relatrice ha iniziato sottolineando come la violenza alle donne sia un fenomeno ampio, trasversale e diffuso: i dati Istat, infatti, ritengono che nel 2015 una donna su tre abbia subito violenza e che il fenomeno interessi tanto le donne straniere che quelle italiane. Gli autori delle violenze risultano essere per il 63% i partner e gli ex partner, mentre minore è il numero degli estranei. Le donne separate o in corso di separazione sono le più coinvolte nella violenza. Sottolineava, la relatrice, che negli anni è cresciuta la consapevolezza delle vittime, che si sono rese conto che questa violenza è reato e si sono quindi decise a denunciare. Ad oggi non esistono criteri di identificazione sulle situazioni che favoriscono la violenza, per cui si ritiene necessario lavorare su politiche culturali per preparare le bambine e le giovani donne. Le politiche pubbliche di contrasto alla violenza, a partire dal 2000 sono in crescita. Nel 2008 la “convenzione di Istambul” è stata il primo strumento internazionale per la difesa delle donne dalla violenza. La Regione Lombardia con una legge del 2012 ha promosso un piano quadriennale 2015/2018 contro la violenza. Ne è nata una rete di associazioni cui aderiscono varie realtà per la difesa e la scolarizzazione delle ragazze. Il dato principale che viene sottolineato è che una azione valida si deve realizzare anzitutto a livello culturale. Nel nostro territorio questa rete è presente per intervenire costruttivamente nella quotidianità. È da ricordare che in Lombardia, una legge del 2012 sostiene i territori che mettono in campo azioni concrete per mettere in protezione persone in difficoltà. È poi intervenuta la dott. Sonia Bernardi, della Polizia Locale di Cremona, che già ha operata come motociclista, poi nella segreteria dedicata alla educazione alla legalità per le donne straniere. Il suo intervento è iniziato con il ricordo di un fatto avvenuto una decina di anni fa, quando, al termine di un corso, una signora le ha mostrato delle ecchimosi sul capo e sulla schiena; in seguito a questo sono citati avvertiti i servizi sociali, che l’hanno accompagnata in questura per la denuncia. Oggi – notava la relatrice – c’è una sezione di polizia giudiziaria formata da sei uomini e due donne, di cui fa parte la relatrice, che fa dei corsi con le assistenti sociali che sta dando buoni frutti: di fronte alle segnalazioni, i problemi vengono affrontati in collaborazione con i servizi sociali. Sottolineava la relatrice: “La denuncia è la cosa più difficile per la donna, perché la paura è forte. Il nostro ruolo è di ascoltare e aiutarle a motivare la consapevolezza per arrivare alla denuncia. Abbiamo la delega che ci dà la possibilità di interrogare la donna con l’assistenza di una psicologa”. E aggiungeva: “Noi vigili abbiamo nel nostro DNA la prossimità alle persone. La tipologia della è molto delicata e paziente… noi del gruppo di Cremona abbiamo lavorato in rete e siamo stati chiamati a formare i gruppi di Lombardia. La normativa ci chiede di prenderci cura delle donne e dei minori”. Parlava poi di “maltrattanti”: “Di fronte al maltrattante, cerchiamo di aiutarlo a fare percorsi perché si renda conto della gravità di quello che fa e si curi. È un dato importante il prendersi cura anche del maltrattante. Per questo stiamo elaborando un progetto per entrare nella scuole onde educare gli uni e le altre”. Concludeva ricordando che, quando vengono segnalate situazioni difficili, si realizza una vicinanza con delle pattuglie che passano sotto casa di queste donne per far loro sentire che non sono sole; e notava che la rete per affrontare questo fenomeno è fatta sopratutto di donne, ma sarebbe buona cosa che anche degli uomini si rendessero disponibili. Concludeva sottolineando l’importanza dell’inserimento lavorativo delle donne, le quali, di solito, sono economicamente dipendenti dagli uomini.

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