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Dott. Francesco Buzzella

La sera di lunedì 9 novembre la conviviale è stata dedicata all’incontro con il dott. Francesco Buzzella, laureatosi nel 1992 in economia e commercio, Amministratore Delegato di COIM s.p.a. – Gruppo Aziendale di famiglia – e neo presidente dell’Associazione Industriali della Provincia di Cremona, che ci ha intrattenuto circa la situazione attuale dell’imprenditoria cremonese e delle sue potenzialità e prospettive. Numerosi i soci presenti e alto l’interesse ottenuto dall’intervento del relatore.
Buzzella iniziava la sua relazione notando che lo svilupo economico globale si conferma in generale accelerazione: sta prendendo corpo un nuovo ciclo globale di investimenti; il commercio globale vede una crescita robusta, in aumento dello 0,4% nel secondo trimestre 2017 nei confronti del primo, dopo una rapida crescita nei due trimestri precedenti; gli scambi commerciali salgono del 4,1% quest’anno e del 3,5% il prossimo; si consolida quindi la crescita globale, grazie alla quale la disoccuppazione nelle economie avanzate è oggi ai minimi dal 2008.
Passando alla situazione italiana Buzzella affermava che attualmente le stime del PIL italiano sono ritoccate all’insù: +1,5% nel 2017 e +1,3% nel 2018. Aggiungeva poi che le esportazioni sono la componente più dinamica: nel 2018 l’export sarà del 15% sopra i livelli del 2008 e al 32,5% del PIL. Il settore trainante, aggiungeva, è il manufatturiero, che vede quindi anche una crescita dell’occupazione, con un più di 815.000 persone occupate. Purtroppo, annotava, le persone a cui manca il lavoro sono ancora 7,7 milioni.
Passando poi a parlare dell’economia lombarda, che, pur con una variazione congiunturale prossima allo zero, vede però una crescita della produzione sensibile (+2,5%), come quella degli ordini (+3,9 l’interno e +5,8& l’estero) e del fatturato (+4,5%). Di conseguenza anche l’occupazione vede un +0,3% per l’industria e un +0,7% per l’artigianato. Allo stesso tempo, però, sottolineava «le aspettative per il prossimo trimestre per la domanda sia interna che estera, sono in flessione, come anche le aspettative per l’occupazione; migliorano invece le prospettive sulla produzione». Passava poi a parlare dell’economia cremonese, che vede la produzione aumentata dell’1,9% rispetto al primo trimestre 2017 e del 4,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Sottolineava: «Le imprese industriali, che presentano un livello di produzione superiore a quello di dodici mesi prima, costituiscono il 56%, mentre quelle ancora in crisi scendono al 35%. Giungeva così ad alcune considerazioni generali sul nostro territorio, che si contraddistingue per la sua multisettorialità: è questo un filtro protettivo importante, che può però diventare un limite alla maggiore accelerazione quando i trend congiunturali sono maggiormente positivi. Le imprese attive nel territorio sono, nel secondo trtimestre 2017, in aumento nei confronti del primo trimestre; il tasso di disoccupazione è oggi al 7,5% (era del 4% nel 2005). Un indice dell’andamento è quello degli sportelli bancari: 265 oggi, a confronto di 281 nel 2012.
Dopo alcune note sull’andamento dell’agricoltura, dedicata prevalentemente ai seminativi (mais e frumento) e al settore bovino con circa 290.000 capi di cui la metà vacche da latte, sottolineava che l’export cremonese tra il 2010 e il 2015 è cresciuto del 20,04%, facendo meglio di quello lombardo, e passando da meno di 3 miliardi a quasi 3,6 miliardi, da una quota del 3,27% a una quota del 3,30%: le imprese cremonesi hanno esportato nel 2015 mediamente circa 1,2 milioni di euro ciascuna, «un dato che fa di Cremona la quinta provincia lombarda per propensione all’export delle imprese».

In conclusione, Buzzella ricordava l’importanza, per il nostro territorio, della filiera del dolce e cioccolato: Cremona vede ben 4 aziende tra le prime trenta per importanza in Italia: «Nessun’altra provincia italiana ha un’incidenza così sigificativa nel comparto». Ricordava inoltre la produzione siderurgica d’eccellenza legata in particolare al Gruppo Arvedi. Nel 2015, sottolineava, l’export cremonese di prodotti metallurgici è stato di 1,185 miliardi di euro, paro al 12% dell’intera Lombardia. Inoltre notava la presenza significativa del settore della cosmesi, nonchè il grande valore della liuteria, con un export, nel 2015 di 4,5 milioni di euro e una crescita, in dieci anni, di +553,23%, grazie al lavoro di 154 botteghe e di un sistema produttivo e culturale unico che ha portato nel 2012 l’Unesco a iscrivere il “saper fare liutario di Cremona” nella lista del patrimonio immateriale dell’Umanità.
Buzzella dedicava gli ultimi momenti del suo intervento a presentare la realtà della COIM, che opera nel settore chimico, un settore cresciuto in Italia, in pochi anni, dal 5% al 40%, con una crescita superiore a quella dell’Europa. Sottolineava che l’Italia non ha più una vera e propria chimica di base, ma una chimica di specialità in cui conta sempre di più il servizio al cliente; le aziende italiane sono medio-piccole.
La COIM, in particolare, negli anni si è sviluppata come chimica di specialità, facendo proprio punto di forza il servizio ai clienti. Nata nel 1962 dall’iniziativa del padre, già negli anni ’90 era sui mercati internazionali, spinta a produrre all’estero dal tasso di scambio: giungeva così in varie parti del mondo: USA, Singapore, Messico…; oggi il suo fatturato è al 50% in Europa e il 50% nel resto del mondo.
Nel confronto con i presenti, Buzzella completava il suo dire sottolineando che «la diversificazione geografica e la diversificazione di settore sono stati i principi che ci hanno guidato».

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