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Prof. Palmiro Alquati – Parliamo di Testamento Biologico

Una conviviale al cuore del donarsi e del senso di responsabilità: così si potrebbe sintetizzare la serata a Cascina Moreni del nostro sodalizio, alla presenza dell’assistente del governatore, Paola Murador. Il saluto d’apertura del presidente Giorgio Giambiasi ha fatto sintesi delle attività del club, mostrando il filmato che ha lanciato i due intensi sabato all’insegna del service Parlare con i giovani e non dei giovani che vedrà protagonisti 500 studenti e una settantina di rotariani dei vari club del distretto impegnati in simulazioni di
colloqui lavorativi. L’appuntamento è per sabato 30 marzo e sabato 6 aprile al Torriani.
La serata ha offerto anche il la per consegnare il contributo concreto del nostro Rotary Cremona Po al progetto Work in progress: lavorare per dare lavoro, messo in atto dalla Eco Company, rappresentata da Angela Ravelli. La cooperativa Eco Company è attiva dal 2002 nell’inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità o svantaggio all’interno della filiera pre-sente in Cascina Moreni ed offre possibilità di percorsi personalizzati per l’autonomia e l’integrazione a partire da una realtà lavorativa molto varia in cui ciascuno con le proprie capacità e con le proprie risorse può essere coinvolto. Work in progress è un progetto che nasce dal desiderio di dare la pos-sibilità a quattro giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 40 anni con fragilità di vario genere anche non certificate, di sperimentarsi in un contesto lavorativo protetto attraverso percorsi finalizzati all’accompagnamento e alla verifica di un possibile inserimento lavorativo. Il progetto è iniziato a dicembre 2018 e la conclusione è prevista per dicembre 2019, è sostenuto in parte da Fondazione Città di Cremona e per il restante 70% autofinanziato dalla cooperativa o da privati ed enti che scelgono di contribuire economicamente allo svolgimento delle azioni progettuali attraverso erogazioni liberali. Ed è questo il caso dell’impegno profuso dal nostro club.
Il cuore della conviviale è stata la relazione del socio Palmiro Alquati già primario di Chirurgia al Maggiore e attualmente direttore sanitario presso la casa di riposo Soldi di Vescovato che ha tenuto la relazione: Parliamo di testamento biologico. Alquati ha proposto una riflessione ad ampio raggio sugli interrogativi della bioetica, scienza che ha il compito di rispondere all’interrogativo: «Ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito?». Domanda che ha chiamato in causa la responsabilità del medico nella necessità o meno di proseguire le cure, in casi spesso in cui il paziente magari non è cosciente e la cui decisione se ‘staccare la spina’ spetta ai parenti più prossimi. E il testamento biologico è stato pensato come un aiuto importante, ma è evidentemente poco sfruttato dai cremonesi e non solo da loro. Palmiro Alquati nella sua disanima colta e giuridicamente inappuntabile ha portato dati oggettivi sul ‘successo’ del testamento biologico. Le cosiddette Disposizioni anticipate di trattamento permettono a chiunque di «esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari – ha spiegato Alquati -. Le DAT devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata autenticata ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l’ufficio dello stato civile del comune di residenza del disponente medesimo che provvede alla annotazione in apposito registro, ove istituito, oppure presso le strutture sanitarie. E’ possibile utilizzare anche una videoregistrazione e le disposizioni sono revocabili o modificabili».
I dati riportati da Alquati sono chiari: «In undici anni dall’istituzione dei Dat sono state depositate in Comune 430 Disposizioni anticipate di tratta-mento – ha spiegato il medico -. Ben poca cosa. I picchi, se così si può dire, si sono verificati nei casi in cui si è parlato con maggiore determinazione di testamento biologico, in occasione del caso Englaro o del dj Fabo. Ma questo non è bastato. La percentuale di chi ha fatto ricorso al testamento biologico in dieci anni è stato solo lo 0,7 per cento della popolazione adulta. La cosa non cambia negli States dove si stanno interrogando se sia meglio porre fine al testamento biologico». Non va certo meglio, soprattutto a Cremona, per gli amministratori di sostegno, Cremona ne ha pochissimi. «L’amministratore di sostegno è un intermediario importante per il medico, ma alla fine la decisione è sempre affidata al medico – ha spiegato Alquati nelle conclusioni -. Sempre e comunque le scelte devono essere operate in scienza e coscienza, professionalità ed umanesimo, nella consapevolezza che ogni caso è a sé, nel rispetto dei principi di giustizia e di beneficialità, in condivisione con familiari, fiduciario, equipe assistenziale».

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